Lo spettacolo, tradizionale e godibile, è valorizzato da
scenografie e costumi raffinati ed eleganti che esaltano i colori abbinati ai
vari personaggi. Un appunto sulla brandina da cella anziché su un letto che
sarebbe stato più adeguato al resto della scena. Anche se non c’ molto
movimento - anzi, talvolta i protagonisti rimangono piuttosto fissi - i
cantanti recitano tutti ad alto livello. Sulle voci spicca quella di Domingo
che è l’Otello per antonomasia. Purtroppo gli anni passano e la voce,
soprattutto all’acuto, non risponde più come vorrebbe e dovrebbe (es. l’«Esultate»
non è certo dei più gloriosi da lui cantati). Resta però solido ed espressivo
il registro centrale e grave. La carica emotiva è ineccepibile in ogni scena. La
Frittoli convince nel ruolo di Desdemona anche se talvolta appare affaticata.
Grande anche la sua interpretazione soprattutto nel duetto del terzo atto oltre
che nel quarto. Nucci conferma il suo stile: brillante nella scena del primo
atto; ricco di insidie nei duetti con Otello; determinato nel Credo. Il suo
Jago è ovviamente cattivo ma, per esaltare le occhiate e gli ammiccamenti nel
tendere l’insidia al suo duce, non emerge pienamente la perfidia del
personaggio. Buoni gli altri personaggi, avvantaggiati anche dal fatto di
essere italiani. La direzione di Muti è sempre tesa e serrata, l’orchestra è
presente e si fa sentire (forse qualche volta fin troppo?), stacca tempi spesso
un po’ veloci ma questo consente all’azione di non attardarsi
inutilmente. Il coro allieta il secondo atto con la piacevole scena dei
doni a Desdemona, qui nella sua forma integra grazie alla bacchetta di Muti.
4/5
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