Lo
spettacolo, che ha riscosso molti applausi da come si evince dalla videoregistrazione, sembra
dimenticare l’aspetto soprannaturale, religioso, esoterico (e quant’altro si voglia
dire per connotarlo) dell’originale wagneriano. Un Lohengrin tutto umano, si
potrebbe dire, che forse snatura l’opera stessa. La regia ambienta la storia in
una scuola (di altri tempi, con banchi di legno) in cui l’araldo del re è il
bidello, il re è il maestro (con tanto di bacchetta), i conti e nobili sono una
scalmanata scolaresca che volteggia spade di legno ma anche molti aeroplanini
di carta, Friedrich e Ortrud sono gli alunni col voto più basso in condotta che
accusano una timida Elsa che fa fatica a presentarsi davanti a tutti e
preferisce rimanere rinchiusa in un armadio. Lohengrin entra dal basso
accompagnato da un bimbo (già si svela un po’ di finale) che muove le braccia
in atteggiamento di volatile. Detto così potrebbe sembrare la peggior cosa, ed
effettivamente lascia perplessi. Senza entrare nel merito del rispetto del
testo (visto che molte sono le regie moderne di opere passate che le tramutano
non poco), bisogna dire che lo spettacolo considerato in se stesso, è studiato
nei minimi particolari (dai trucioli di matita che Ortrud fa cadere sulla testa
del marito ai punti interrogativi che Elsa dissemina nei banchi) e le azioni
dei personaggi sono tutte coerenti tra di loro (complici anche un coro che
canta e recita molto bene). Il cast si presta bene a questa messa in scena e
tutti recitano ad un buon livello. Sul piano canoro, Treleaven, pur con una
voce che non è bellissima, è un interprete wagneriano di riferimento ma qui
sembra talvolta un po’ in difficoltà; la Magee esce con successo nel ruolo di
Elsa sottolineandone tutte le sfaccettature (la linea vocale è solida, il
fraseggio c’è, l’interpretazione convince); la DeVol che fa la bimba cattiva è
eccezionale e nel secondo atto non c’è frase che non sia comunicativa,
purtroppo la voce è insopportabile tra le urla e il fastidioso vibrato (per
fortuna nel primo e nel terzo atto Ortrud non canta quasi mai); gli altri
cantano bene ma non si può dire che si distinguano particolarmente. La
direzione di Weigle è interessante, non noiosa ma molto narrativa (avrebbe però
potuto far evitare al coro di inserirsi con alcune grida da stadio e non effettuare
il classico taglio nell'ultima scena del terzo atto). Purtroppo la Euroarts non
ha inserito i sottotitoli in italiano.
4/5
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