lunedì 2 marzo 2009

o sapientia

Il canto liturgico cristiano antico (chiamato in modo un po’ troppo generico “gregoriano”) nasce all’interno dell’azione liturgica come sua componente essenziale. La maggior parte dei testi messi in musica è tratta dalla Sacra Scrittura ma non si tratta però di cantare un testo biblico durante una liturgia, ma di fare una vera e propria lectio divina su quella Parola di Dio ed esprimerla con mezzi musicali. Proprio per questo, forse, pur rimanendo anonimi, i compositori appartenevano prevalentemente all’ambito monastico.
All’interno del grande repertorio “gregoriano”, sette brani (propriamente “antifone”), che ormai da secoli vengono utilizzate nei giorni precedenti il Natale (dal 17 al 23 dicembre), spiccano per la loro alta qualità e spiritualità: sono le cosiddette “Antifone O” perché iniziano tutte con quella particella invocativa che riassume bene il clima degli ultimi giorni del tempo di Avvento.
Eccone i testi nella traduzione italiana (se servisse a qualcuno, dispongo anche di quella originale in latino e delle citazioni dei libri da cui sono tratte): 1) O Sapienza, che esci dalla bocca dell’Altissimo, ti estendi ai confini del mondo, e tutto disponi con soavità e forza: vieni, insegnaci la via della saggezza. 2) O Signore, guida della casa d’Israele, che sei apparso a Mosè nel fuoco del roveto, e sul monte Sinai gli hai dato la legge: veni a liberarci con braccio potente. 3) O Radice di Iesse, che ti innalzi come segno per i popoli: tacciano davanti a te i re della terra, e le nazioni t’invocano: vieni a liberarci, non tardare. 4) O Chiave di Davide, scettro della casa d’Israele, che apri, e nessuno può chiudere, chiudi, e nessuno può aprire: vieni, libera l’uomo prigioniero, che giace nelle tenebre e nell’ombra di morte. 5) O Astro che sorgi, splendore della luce eterna, sole di giustizia: vieni, illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte. 6) O Re delle genti, atteso da tutte le nazioni, pietra angolare che riunisci i popoli in uno, vieni, e salva l’uomo che hai formato dalla terra. 7) O Emmanuele, nostro re e legislatore, speranza e salvezza dei popoli: vieni a salvarci, o Signore nostro Dio.
Lo schema musicale è identico per tutte le sette antifone ed è fondamentalmente binario: si aprono con un titolo del messia che viene poi amplificato da una descrizione e si chiudono con l’invocazione, rivolta al messia appunto, perché egli venga ad agire verso di noi secondo la modalità e le caratteristiche indicate nel titolo.
Marcando le tappe dell’avvicinamento al Natale, costituiscono la sintesi dell’attesa dell’umanità e descrivendo la rete di situazioni di disagio da cui tutti desideriamo uscire.
L’attacco (corrispondente al titolo del messia) è uno scatto verso l’alto (un intervallo di quarta ascendente: do-fa) che, dopo aver raggiunto il vertice (il fa, appunto), scende ondeggiando per sostare su una nota bassa (il re): è grido, supplica e attesa.
La frase che espande il titolo cristologico si muove anch’essa sulle due linee già evidenziate: prima c’è una graduale ascesa verso l’alto, quasi per prendere forza, che termina in un ricciolo di note che vogliono darci il brivido della vetta (viene raggiungo il la ma si tocca anche il si come nota di volta), per poi scendere di nuovo fino ad una nota bassa, fino al luogo da dove parte la successiva richiesta e invocazione (lo stesso do iniziale).
Il vieni canta in eco al primo O (intervallo di quarta ascendente: do-fa): stesse note, stessa ascesa, stessa logica: non ci sarebbe nessun vieni se non ci fosse la fiduciosa speranza di qualcuno che è stato invocato all’inizio.
E dopo il vieni, le richieste, varie, ma tutte convergenti nell’esprimere alcune esigenze assolutamente fondamentali: la luce che illumina (ant. 1 e 5), la forza che libera (ant. 2, 3 e 4), la solidarietà che salva (ant. 6 e 7). È interessante notare che, nella versione gregoriana, la frase che espande la richiesta di aiuto è resa con note che scendono fino al punto più basso (il la grave), proprio per toccare la confusione di chi è ignorante (ant. 1: insegnaci la via della salvezza), la prigione di chi è schiavo (ant. 3: vieni a liberarci), il buio dell’inerzia (ant. 4 e 5: chi giace nelle tenebre), il fango della creazione (ant. 6: salva l’uomo che hai formato dalla terra).
Le “Antifone O” possono giustamente essere lette come il segno di qualcuno che sta aspettando qualcun altro e che quindi si fa bello, si fa smanioso dell’incontro, si ritocca, si rimodella, si risistema, si carica prima dell’appuntamento. Un appuntamento pieno di luce. Sono sette invocazioni, sette sospiri, sette desideri, sette pensieri; tutti d’amore (ne abbiamo tutti bisogno).

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