sabato 19 maggio 2018

Death in Venice - Miller, Hendricks; Bartoletti 2008 - Dynamic

La direzione di Bartoletti e la regia di Pizzi realizzano magnificamente il susseguirsi serrato delle diverse scene che compongono l'ultimo capolavoro di Britten. Opera (anche se qualcuno la potrebbe chiamare opera-balletto) che è un vero e proprio tour de force per i due cantanti e anche per il corpo di ballo che in questa edizione si integra perfettamente col significato della drammaturgia. Le coreografie di Iancu sono adeguate alla resa scenica e si distinguono in particolare nella settima scena (quella delle feste di Apollo) per i movimenti stilizzati e arcaizzanti. L'orchestra, che anche in quest'opera Britten volle di dimensioni non ampie - tranne l'esteso gruppo delle percussioni -, rende mirabilmente la sontuosità e la ricchezza richiesta dal compositore con timbri e colori estremamente evocativi (tra gli esempi più chiari: l'inizio lugubre del secondo atto e la magnifica scena del sogno). Il coro, giustamente posizionato nella buca dell'orchestra e da cui escono via via alcune delle voci richieste dal libretto, si esibisce in una prova più che discreta. Non tutti personaggi minori che cantano in scena però sono sempre all'altezza. Vocalmente Miller e Hendricks sono bravissimi. Quest'ultimo, che assomma in sé i sette ruoli da basso-baritono, si mostra non solo come personificazione del destino di Aschenbach ma anche subdolo tentatore. Il tenore, ruolo scritto per un Pears non più giovanissimo, ha una linea sicura, chiara e ben calibrata per la lunghissima parte da cui esce vittorioso soprattutto per i monologhi - recitativi liberi punteggiati dal pianoforte, a commento di ogni scena e per il momento lirico dell'aria finale di Fedro.
Come sempre, la Dynamic fornisce il dvd di presentazione e di sottotitoli in italiano.
5/5

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